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Per Aspera Ad Veritatem n.18
Kosovo - Un drame annoncé

A. Garapon e O. Mongin - Edition Michalon, Paris, 1999





L'interessante volume raccoglie, sotto la direzione di Antoine Garapon ed Olivier Mongin, gli articoli redatti dai membri del Comitato Kosovo e pubblicati in larga maggioranza sulla Rivista Esprit, ma anche in Le monde diplomatique, Le monde e la Revue trans-europeéenne, mostrando nella sua interezza gli sviluppi della triste vicenda relativa alle problematiche della regione balcanica della ex-Yugoslavia.
Sin dalla premessa, i due Autori sottolineano come la guerra nella ex-Yugoslavia sia iniziata in Kosovo e come la riconquista di tale regione abbia costituito il fulcro del discorso nazionalista, prima, e della spinta fondamentale all'ascesa politica di Milosevic, più tardi.
Secondo gli Autori, comprendere il significato profondo delle vicende che hanno contribuito all'escalation della catastrofe kosovara non può ridursi al confronto di due nazionalismi, prescindendo da una lettura politica globale di più ampia portata.
Garapon e Mongin ritengono, infatti, che l'opinione pubblica internazionale, completamente smarrita dinanzi a tali eventi, sia divisa fra tre punti di vista diversi. Il primo di essi considera la questione balcanica come un puzzle inestricabile, non riuscendo a separare e distinguere il separatismo serbo da quello albanese. Il secondo intende individuare degli amici, o piuttosto dei nemici, mostrando uno spirito anti-americano tanto evidente quanto il timore di un ritorno della Germania sulla scena internazionale. L'ultimo parte dall'assioma concernente la negazione della guerra di per sé, preferendo comunque la negoziazione, anche dinanzi al diniego di una parte a sedersi al tavolo delle trattative.
Secondo gli Autori, i tre punti di vista rappresentano altrettanti percorsi ideologici che, in ogni caso, non riescono ad elaborare uno scenario globale sul quale poter innestare l'attività politica più idonea, capace di superare difficoltà e contrasti, indubbiamente molto radicati nella popolazione di quella tormentata regione.
Il volume, pertanto, muovendo da tali premesse, e con l'intento di fornire il maggior numero possibile di informazioni al fine di far conoscere al vasto pubblico dei lettori l'evoluzione del dramma kosovaro, si sviluppa lungo un percorso storico dettagliato che intende approfondire l'intreccio delle vicende che si sono succedute, in particolare, a partire dagli anni '80 di questo secolo, dopo la morte di Tito, avvenuta proprio nel 1980.
Sin dal 1981, problemi economici, politici e sociali avevano provocato rivendicazioni e proteste da parte di studenti ed operai albanesi, soffocate con l'intervento militare.
Gli Autori sostengono che proprio a partire da questa data si sia avviata l'escalation serba, volta a screditare la popolazione albanese abitante in Kosovo, identificandola come "l'anima della controrivoluzione", sino a portare lo Stato serbo, nel 1990, ad abolire l'autonomia del Kosovo (questa Provincia, con la Costituzione del 1974, aveva ottenuto un'ampia autonomia ed uno statuto analogo a quello delle sei Repubbliche socialiste che costituivano lo Stato iugoslavo).
L'analisi si fa via via più dettagliata, offrendo ai lettori le testimonianze dirette di intellettuali, professionisti, ma anche operai e contadini, che hanno subito, nel corso degli anni '90, torture, detenzioni ed isolamenti durissimi, nella maggior parte dei casi per motivi davvero futili (ad es. aver attraversato una manifestazione in compagnia di un amico, detenere un libro pubblicato in albanese, etc.) e soffermandosi dettagliatamente sulle azioni che hanno portato nel tempo a far predominare la componente serba nell'area kosovara, allontanando e ghettizzando la popolazione albanese, giungendo perfino a far affermare agli Autori che ormai "il Kosovo è ostaggio del regime serbo".
Le argomentazioni che Garapon e Mongin riportano, con particolare riguardo alla componente albanese e musulmana, sono indubbiamente molto approfondite ed illustrano, a più riprese, l'excursus delle vicende storiche - offrendo anche, in allegato, un quadro cronologico degli avvenimenti più importanti - che si sono susseguiti sin dalla caduta dell'impero ottomano, mettendo nella giusta evidenza quanto le motivazioni delle diverse popolazioni che vivono nell'area kosovara siano radicate e, per certi versi, addirittura ataviche.
Tutto ciò fa crescere nel lettore la consapevolezza che la via di una convivenza pacifica è ancora lontana e che la distensione potrà realizzarsi solo con sforzi notevoli delle varie componenti e con l'interesse sollecito della comunità internazionale.
Quest'ultima infatti ha, in parte, visto risvegliarsi, nel regime di Milosevic, il ricordo tragico dei crimini del XX secolo, che ha motivato con il termine "pulizia etnica" azioni inqualificabili ed ha indugiato pateticamente su termini cari all'ideologia nazionalista secondo la quale il Kosovo rappresenterebbe la "culla" del popolo e della cultura serba.



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